
Un trionfo artistico, un evento epocale e un disastro finanziario: sono queste le tre facce del festival musicale più importante di sempre, quello che ha cambiato definitivamente la cultura e l’iconografia della musica dal vivo.Fino quei leggendari giorni dell’agosto 1969 (15,16,17 e 18) nessun organizzatore di eventi aveva mai osato sfidare apertamente nel nome delle “buone vibrazioni” le leggi del caos e della sicurezza. La tempesta perfetta si realizzò grazie all’incontro tra le suggestioni hippie di Alex Lang (manager di gruppi rock minori) e Artie Kornfeld (un discografico della Capitol Records) e l’illimitata disponibliità economica di due businessman rampanti in cerca di investimenti ed emozioni forti: l’avvocato Joel Rosenman e l’ereditiero-milionario John Roberts. Il progetto iniziale dei “fantastici quattro” era costruire uno studio di registrazione a Woodstock, dove si era stabilito in pianta stabile Bob Dylan, ma dopo poche ore di conversazione, l’idea della sala d’incisione svanì e il progetto del più grande raduno rock di sempre prese il sopravvento. L’inizio di un sogno diventato storia ma anche di un mare di guai.Che iniziarono a manifestarsi quando, dopo aver stipulato decine di dispendiosi contratti con artisti e band, scoprirono, a una manciata di settimane dallo show, di non avere un luogo dove tenere il concerto.
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