L’idea che basti ridurre le dimensioni del piatto per ridurre anche la quantità di cibo mangiata sembra una di quelle classiche cose troppo belle per essere vere. Si può ingannare la mente e lo stomaco con questo semplice trucchetto? Più di 50 studi hanno cercato negli anni di rispondere a questa domanda, ottenendo risultati contrastanti. Ora una nuova ricerca, pubblicata sul Journal of the Association for Consumer Research, esamina tutti i lavori precedenti e scopre che, nel complesso, piatti più piccoli possono davvero contribuire a ridurre i consumi a determinate condizioni.Le ricerche prese in esame hanno valutato se i piatti più piccoli riducono il consumo in una grande varietà di condizioni: tipo di cibo (snack, popcorn, gelato, cereali per la colazione, riso, verdure, frutta, ecc), tipo di piatto (scodella o piatto, piatto da portata rispetto a piatto con porzione già servita), dimensione della porzione (quantità fissa di cibo servito, quantità variabile in funzione delle dimensioni del piatto, possibilità di servirsi da soli), impostazione dello studio (consumatori invitati in un laboratorio alimentare oppure consumatori ignari in ambienti naturali, come un buffet).Combinando tutti gli studi gli autori dell’analisi hanno concluso che riducendo il diametro del piatto del 30%, se ne dimezza l’area il che comporta in media una riduzione del 30% nella quantità di cibo consumato
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