Tre studi di IVI miglioreranno la percentuale di gravidanze in casi di infertilità maschile





Si stima che un 15 % della popolazione mondiale abbia problemi nel concepimento di un figlio; l’infertilità, tuttavia, continua ad essere un tema del quale molte persone preferiscono non parlare apertamente. Storicamente alle donne veniva data la colpa che il bambino tardasse ad arrivare. Da questa situazione è nata la ricerca e numerosi trattamenti di riproduzione assistita si sono concentrati su di loro. Nonostante questo, in 4 casi su 10 casi, l’infertilità è associata all’uomo – esattamente la stessa incidenza delle donne – così che i progressi nella selezione degli spermatozoi sono di grande importanza per migliorare anche i risultati nei trattamenti di riproduzione assistita. Nel corso del Congresso Annuale ESHRE, svoltosi a Ginevra, dal 2 al 5 luglio scorso, l’Istituto Valenciano di Infertilità (IVI) ha presentato le conclusioni di tre studi relativi al miglioramento della diagnosi e del trattamento dell’infertilità maschile. Oggi, in un primo consulto, gli uomini vengono sottoposti ad un esame del seme che viene prelevato da un campione di sperma, “una prova durante la quale non vengono analizzati alcuni fattori che influenzano la qualità del seme al di là della concentrazione di spermatozoi (se ci sono o no) e la loro mobilità”, spiega la Dottoressa Cristina González, coordinatrice dei laboratori di Andrologia di IVI e Direttrice del Laboratorio di Andrologia e Banca del Seme di IVI Siviglia

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Pubblicato il: 4 Agosto 2017

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