
Il “Marino” è un neonato cocktail a base di Vermentino e gin, il “Tuscan Sour” – variante regionale del New York Sour – vede insieme, tra l’altro, Sangiovese e Vodka prodotta in Toscana, il “Sereno e nuvole” mescola Vermentino con liquore alla camomilla e amaro, tra gli elementi del “Knight of heart” troviamo Syrah, mezcal, puntemes e liquore alla nocciola, nel “Golden Generation” anche rum e Sauvignon. Sono solo alcuni dei nuovissimi cocktail creati dalla fantasia dei barman italiani che assecondano la corrente della mixologia internazionale innamorata dell’incontro tra vini e superalcolici. Ma non mancano le voci contro. Quando l’azienda Masi, leader della viticoltura in Valpolicella, lanciò come curiosità al Vinitaly 2012 il cocktail Reciojito – un mojito con il Recioto a incontrare il rum bianco nel tumbler medio – il presidente Sandro Boscaini fu attaccato dai colleghi del consorzio, accusato di aver svilito il pregiato rosso dolce. Il Reciojito, mojito con Recioto della Valpolicella Succedeva sei anni fa, ma gli schieramenti in campo restano più o meno gli stessi: da una parte i puristi convinti che il vino mescolato a soft drink, liquori e distillati, sia peccato imperdonabile, dall’altra chi invece, contaminato anche dalla nuova cultura dei drink, vede il vino anche come ingrediente e non disdegna nuove frontiere dell’abbinamento.
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