
La preservazione della fertilità ha significato un gran passo in avanti per la medicina della riproduzione. In questo modo, pazienti con diagnosi di cancro che devono sottoporsi ad un trattamento di chemioterapia o radioterapia che potrebbe danneggiare la propria fertilità, o quelle donne che sentono ancora lontano il tic tac del proprio orologio biologico e non vogliono rinunciare ad essere madri in futuro con i propri gameti, possono fare affidamento sulla “vitrificazione”. Recentemente, la prestigiosa rivista Human Reproduction ha pubblicato uno studio guidato dalla Dottoressa Ana Cobo, Direttrice della Unità di Criobiologia di IVI, dal titolo “Elective and onco-fertility preservation: factors related to IVF outcomes”, nel quale hanno preso parte anche i Dottori José Remohí, Antonio Pellicer e Juan Antonio García-Velasco. Nello studio si trovano le risposte alle principali inquietudini delle donne rispetto alla preservazione della fertilità e vengono offerte interessanti statistiche riguardo la percentuale di gravidanza che può ottenere una paziente che intenda vitrificare i propri ovuli, a seconda dell’età e del numero di ovociti che vitrifica
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