Praticante della Falun Dafa muore dopo 14 anni di prigionia





Shanghai, la più grande città della Cina, è allegra ed esuberante. Eppure, dietro lo splendore e la vitalità della metropoli, si celano aberranti crimini e gravi violazioni dei diritti umani, così come in altre parti della Cina. La triste storia della defunta signora Bai Gendi è l’ennesima testimonianza di come le persone, sotto lo spietato regime del Partito Comunista Cinese (Pcc), stiano ancora lottando per la libertà di religione, di coscienza e di credo: diritti che dall’altra parte del pianeta sono ritenuti fondamentali. La signora Bai era una praticante della Falun Dafa, nota anche come Falun Gong, un’antica pratica tradizionale cinese che insegna a vivere secondo i «principi universali» di ‘Verità, Compassione e Tolleranza’, e include l’esecuzione di cinque esercizi di meditazione. Purtroppo, a causa della crescente popolarità della disciplina e dall’elevato numero di aderenti, nel 1999, l’ex dittatore cinese Jiang Zemin ha deciso di dare inizio ad una crudele persecuzione su tutto il territorio nazionale, che ha portato agli arresti, alla persecuzione e alle torture dei praticanti. La signora Bai era una donna di mezza età in buona salute, che lavorava come manager in una compagnia petrolifera statale.

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Pubblicato il: 20 Marzo 2019

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