Perché il movimento di Greta Thunberg è un buon inizio





Pochi mesi fa scrivevo che per fortuna almeno i più giovani, e i giovanissimi come Greta Thunberg, sembravano iniziare ad abbracciare una prospettiva più radicale e più internazionale. Una prospettiva necessaria per risolvere i problemi globali che ci troviamo ad affrontare, dalle crescenti diseguaglianze ai cambiamenti climatici.Il 15 marzo il movimento #StrikeForClimate o #FridaysForFuture ha coinvolto più di 100 paesi e 1500 città con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di fermare i cambiamenti climatici per salvare il Pianeta.Qualcuno ha incredibilmente criticato l’idea stessa di uno sciopero di studenti, dicendo “meglio che studino.” Come se lo sviluppo di un pensiero critico e autonomo, e esperienze di condivisione e ricerca di una propria voce, fossero meno importanti.Altri hanno liquidato Greta (16 anni) e tutti gli altri studenti come “bambini climaticamente corretti”, strumentalizzati dagli adulti. E qualcuno ha sostenuto che stiano “sbagliando bersaglio”, perché le responsabilità maggiori non sarebbero delle multinazionali e dei Paesi sviluppati.Certo, la sfida dei cambiamenti climatici è complessa, e i giovani scesi nelle piazze venerdì sembrano per ora solo rivendicare attenzione al problema. E sono d’accordo che sia prematuro parlare di premio Nobel, come alcuni hanno proposto, perché non ci sono ancora risultati concreti. Ma mi sembra un buon inizio.Sicuramente Greta e molti altri giovanissimi hanno a fianco dei genitori premurosi che cercano di sostenerli e consigliarli. Ma non stiamo parlando di bambini e comunque dovremmo concentrarci sui contenuti.E a proposito di contenuti, il bersaglio non è sbagliato

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Pubblicato il: 20 Marzo 2019

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