Perché Google (come Amazon e Apple) ci vuole trasformare in bambini viziati





Non so a voi, ma a me è capitato di essere bambino negli anni ’80, ed essere bambino negli anni ’80 poteva risultare parecchio sfiancante, soprattutto per i genitori. Internet non esisteva, naturalmente, in compenso esisteva la TV commerciale che stava esplodendo proprio in quegli anni, con il risultato che centinaia di migliaia di bambini come me venivano bombardati quotidianamente da immagini e informazioni per comprendere le quali, non potendo affidarsi attivamente a una ricerca web, si affidavano passivamente ai genitori.“Mamma, cosa significa quipproquò?”, “Dov’è il Burundi?”, “Che film c’è stasera?”, “Mi fai una pizza?” E i genitori, pazientemente, rispondevano (a volte). Per fortuna poi i bambini crescevano e imparavano da soli a cercare risposte ai propri dubbi, a organizzarsi la serata, a sbrigare commissioni. Ma cosa accadrebbe se anche una volta adulti potessero ottenere tutto quello che gli serve senza bisogno di alzarsi dal divano, anzi, senza nemmeno dover sollevare un dito per cliccare su un motore di ricerca?È il caso di domandarselo perché è questa la direzione verso cui stiamo andando. A rimarcarlo è intervenuto ieri Google, presentando al mondo Home, un assistente vocale per la casa che, in potenza, potrebbe arrivare a farci da genitore, balia e tuttofare.Tecnicamente, Home è uno speaker ad attivazione vocale, un orecchio sempre drizzato in attesa che l’utente chieda di consultare il calendario, lanciare una canzone, programmare un film, fissare un appuntamento, regolare il termostato o regolare il timer del forno; ma concentrarsi sull’aspetto del nuovo prodotto di Mountain View sarebbe un errore

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Pubblicato il: 20 Maggio 2016

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