Perché esistono ancora gli assegni? E altri 4 paradossi delle aziende nell’era del fintech





Nell’ultimo biennio, il fintech è riuscito ad attirare su di sé l’attenzione dei media e delle istituzioni. Ma se finora l’attenzione si è concentrata soprattutto sui vantaggi rivolti al consumatore finale, con app e servizi che agevolano i pagamenti digitali o i rapporti con le banche, c’è un’altra faccia del fintech meno conosciuta, ma non meno rilevante, che sta generando un business valutato in 150 mila miliardi di dollari nel 2018 nel solo comparto dei pagamenti transnazionali (fonte: Juniper Research, 2018). L’impatto che il fintech avrà nell’ecosistema delle imprese è un fenomeno che gli analisti considerano la next big thing tra i business nati durante la rivoluzione digitale.Ciò nonostante, esistono ancora incredibili paradossi che frenano l’innovazione nei processi di gestione di pagamenti e spese in molte imprese, legati a processi consolidati, ma che risultano fortemente anacronistici.1 Perché esistono ancora gli assegni?Sono stati 186 milioni in Italia e oltre 2 miliardi in Europa gli assegni emessi nel 2016 dalle aziende per pagare fornitori o dipendenti (fonte Abi): uno strumento che è rimasto uguale a 100 anni fa, nonostante l’evoluzione tecnologica che ha investito la quasi totalità dei servizi finanziari. Nonostante l’utilizzo degli assegni cartacei stia sperimentando una parabola discendente (-58,4% dal 2005 al 2016), resiste uno zoccolo duro, pari al 3,2% del totale delle operazioni cashless, che continua a utilizzare questo metodo di pagamento. Un dato che ogni anno è destinato a ridursi sempre di più grazie alla progressiva digitalizzazione che sta rivoluzionando il settore bancario.

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Pubblicato il: 24 Luglio 2018

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