Guardandola, salta subito all’occhio la pericolosità del mezzo, visto che il guidatore (e unico passeggero) non avrebbe alcun tipo di protezione in caso di urto. Ma negli anni Sessanta non ci si badava più di tanto: in quel periodo non erano ancora diffuse nemmeno le cinture di sicurezza e comunque nell’Isola di Man – il luogo di origine sia della monoposto Peel P50 sia della due posti Peel Trident – quello del rischio è un tema interpretato in maniera un po’ particolare, visto che qui si corre la gara motociclistica più pericolosa del mondo, la Tourist Trophy o TT. Quello che stupisce della Peel P50, invece, è la sua scheda tecnica, a partire dalle tre piccole ruote (due anteriori e una posteriore), dall’assenza di un vano bagagli e proseguendo con il motore monocilindrico da 49 cc e 4,5 CV abbinato a un cambio manuale a tre rapporti. La retromarcia non è prevista, perché con un peso di soli 59 kg la vettura si spinge tranquillamente con i piedi; la leggerissima cabina realizzata in fibra di vetro può raggiungere i raggiungere i 60 km/h.Un mezzo davvero particolare, insomma, che è stato oggetto di molte attenzioni. Nel 2010, per esempio, l’antesignana delle microcar è entrata nel Guinness dei primati come “auto di produzione più piccola mai realizzata”.La Ford l’ha utilizzata per un video promozionale (qui sopra), in cui la vettura riesce persino a fare inversione di marcia all’interno di un furgone Transit.
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