Nuovi dati presentati al 22° Congresso Nazionale delle Malattie Digestive FISMAD (Federazione Italiana Società Malattie Apparato Digerente), tenutosi a Napoli, dal 24 al 27 febbraio scorso, suggeriscono un’ulteriore potenziale applicazione per il test non invasivo sul DNA e l’emoglobina fecali per lo screening del tumore colon-retto (Cologuard®, Exact Sciences), recentemente introdotto anche in Italia. Se utilizzato per selezionare pazienti da sottoporre alla colonscopia (in gergo tecnico, per effettuare un “triage”) in seguito a un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF) risultato positivo, il test sul DNA fecale potrebbe diminuire circa del 30% colonscopie che risulterebbero altrimenti negative. Secondo le linee-guida esistenti il test di screening per il cancro colorettale è il SOF. Se il SOF è positivo, il paziente viene seguito con una colonscopia diagnostica, che consente di visualizzare completamente il colon ed il retto e di rimuovere, se necessario e possibile, eventuali polipi, i precursori benigni del tumore. Tuttavia, la colonscopia è una procedura invasiva e costosa, richiede una preparazione complessa, e, seppure raramente, può dar luogo a complicanze quali l’emorragia e la perforazione.
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