Meno venti. Rio 2016 tra Zika e un’economia che traballa





ROMA –  Meno venti. No, non è un’improbabile temperatura invernale in questa estate ballerina, ma i giorni che mancano all’apertura dei Giochi della XXXI Olimpiade, i Jogos da XXXI Olimpíada, che illumineranno la scena della contraddittoria Rio De Janeiro. Rio 2016 e il Brasile 2.0, così è se vi pare: lo scandalo Petrobas sullo sfondo (corruzione feroce fino ai livelli più alti della gerarchia politica brasiliana e successivi tentativi di insabbiamento) che ha falciato due presidenti (Luis Inacio Lula e Dilma Rousseff), affidando il paese alle cure di un terzo “ a tempo” (Michel Temer) fino alle prossime elezioni, regala alla comunità internazionale sportiva e non, l’immagine di un Brasile allo stremo. Rio 2016, tra Zika e un’economia che traballa La paura provocata dell’emergenza “virus Zika” (con la comunità scientifica spaccata a metà sull’opportunità di confermare o meno lo svolgimento dei Giochi, cosa che ha confuso e non poco anche molti atleti se fosse giusto recarsi in Sudamerica) ed un’economia i cui fondamentali sono a dir poco affaticati (lo scorso 2015 il prodotto interno lordo ha fatto registrare un inglorioso -3.8% con l’inflazione salita ad oltre l’11%) hanno fatto il resto, rafforzando il giudizio negativo sulla tenuta complessiva del paese verdeoro. Ma tant’è: secondo una lettura “progressista” (sarebbe forse meglio dire speranzosa), nonostante quanto detto, quest’Olimpiade sarebbe il punto di svolta di un Brasile desideroso di riprendersi il ruolo guida nel continente sudamericano, saldamente nelle sue mani fino a una decina di anni fa.

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Pubblicato il: 17 Luglio 2016

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