Malattie infettive da decenni sotto controllo che tornano a essere una minaccia temibile; procedure chirurgiche anche banali che mettono a rischio la vita dei pazienti; medici disarmati di fronte ad un’ampia gamma di infezioni, tra cui quelle della pelle, delle vie urinarie o respiratorie. È lo scenario che potrebbe delinearsi a causa della crescente diffusione di batteri resistenti, in grado di difendersi e sopravvivere alle terapie antibiotiche. Nei Paesi evoluti come in quelli più poveri, complice il cattivo uso degli antibiotici (anche negli animali), i superbatteri resistenti avanzano, mentre la ricerca e lo sviluppo di nuove molecole segnano il passo. Entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero essere la prima causa di morte al mondo, con un tributo annuo di oltre 10 milioni di vite, più del numero dei decessi attuali per cancro. Contro questa emergenza, paragonata alle grandi catastrofi ambientali e climatiche, sono già scesi in campo, tra gli altri, i Ministri della Salute del G7, il Presidente degli USA Barack Obama e il premier britannico David Cameron. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un Piano d’azione globale in 5 punti.
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