
Nel Paese dove tutto è possibile, soprattutto per i criminali, una delle pochissime cose impensabili era il ritorno a casa di Totò Riina. Ora non più: la Cassazione ha accolto il ricorso dell’ex (?) capo di Cosa Nostra contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, che lo scorso anno gli aveva respinto una richiesta di differimento della pena o, in subordine, di arresti domiciliari per gravi motivi di salute. Secondo la Suprema Corte, il diniego trascurava “il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico”, negando il suo “diritto a morire dignitosamente”. Non potendo negare lo “spessore criminale” del mandante n
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