Lo Zafferano dell’Aquila e la favola dell’oro giallo d’Abruzzo: ne basta un grammo per dare sapore a 10 piatti





Nella storia dello Zafferano dell’Aquila, l’oro giallo d’Abruzzo, c’è dentro un po’ di tutto: tradizione, sacrificio, romanticismo. Nell’aquilano lo zafferano è una quotidianità che va avanti fin dal XIV secolo quando, narra la leggenda, il monaco Santucci di ritorno da Toledo portò in Abruzzo i primi bulbi, nascosti in un ombrello. I bulbi trovarono nell’altopiano dei Navelli un terreno carsico drenante e un clima rigido ma secco, ideale per la coltivazione dello zafferano che risente molto dei ristagni d’acqua e dell’eccessiva umidità.Lo zafferano dell’Aquila è considerato tra i più pregiati del mondo sebbene la sua produzione sia molto scarsa e nettamente inferiore a quella dei decenni passati. “Chi arriva a L’Aquila e conosce la zona chiede di due cose, il Montepulciano d’Abruzzo e lo zafferano”, spiega William Zonfa, giovane chef da una Stella Michelin al ristorante Magione Papale, aquilano e ambasciatore dello zafferano locale nel mondo. “La raccolta manuale, la conservazione dello stimmo interno, la tostatura su ceneri di mandorlo o di quercia danno allo zafferano aquilano caratteristiche uniche, un’aromaticità dolce senza la tendenza amarognola presente in molti zafferani in commercio. Inoltre la resa è straordinaria, un grammo di zafferano dà sapore e aroma a dieci, anche dodici porzioni di pasta o di riso”.La forza dello zafferano dell’Aquila, oltre al clima e terreno ideale, è infatti la sua lavorazione, fatta tutta a mano, fase dopo fase, giorno dopo giorno.

Per leggere il resto dell’articolo devi collegarti direttamente sul sito della fonte:








Continua

Pubblicato il: 6 Settembre 2016

Potrebbero interessarti anche»