
“Fu una ricca e pura sorgente a dare forse inizio, circa duemila anni fa, alla meravigliosa storia di Santo Stefano. Resiste ancora, nonostante l’abbassarsi della falda, nascosta sotto una grata della Basilica del Santo Sepolcro. Pura e limpida, regala forti emozioni ai viaggiatori del suo silenzio…” Nel pavimento della chiesa del Santo Sepolcro (situata all’interno del complesso delle 7 chiese di Santo Stefano, a Bologna), un pozzo coperto da una grata contiene l’acqua di un’antica sorgente, forse utilizzata per il culto isaico; nella simbologia dei luoghi gerosolomitani rappresentava la Piscina Probatica e fu considerata (nel Medioevo) “acqua redentrice e miracolosa per ogni male del quale si chiedesse con fede la guarigione”: folle di malati convenivano a questa sorgente, che si riteneva benedetta dall’acqua del Giordano portata da San Petronio, creando ai monaci anche problemi logistici e di ordine pubblico. Nel 1307 in un solo giorno più di 150 infermi – sordi, muti, ciechi e persino “indemoniati” – vennero a chiedere l’acqua, sperando di guarire
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