Nel momento in cui l’ennesimo progetto sulle unioni civili dev’essere discusso in Parlamento, per l’ennesima volta la Chiesa scende in campo con le sue solite pressioni e i suoi soliti tentativi di ingerenza.Molti credenti però si cullano ancora nell’illusione che il nuovo papa Francesco sia portatore di idee progressiste, in contrapposizione al conservatorismo della Curia romana e dei vescovi italiani. Ma, a smentirli, bastano le due lettere che l’allora cardinal Bergoglio scrisse in occasione dell’analogo voto del Parlamento argentino sulla legge per il matrimonio e le adozioni omosessuali: legge poi approvata il 15 luglio 2010, e molto più avanzata del nostro solito timido e pasticciato “compromesso storico” all’italiana.La prima lettera, del 22 giugno 2010, era indirizzata alle carmelitane di Buenos Aires, e usava toni degni del cardinal Ruini: “E’ in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. E’ in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. E’ in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori”.E aggiungeva: “Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una “mossa” del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio”.Bergoglio concludeva addirittura con un appello alla guerra santa, invocando paradossalmente l’aiuto di una famiglia che più “contro natura” non si può: “Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con fervore di difendere la famiglia argentina in questo particolare momento.
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