Il mito del sale rosa dell’Himalaya





Da qualche anno anche in Italia va molto di moda il “sale rosa dell’Himalaya”, un sale da tavola con caratteristiche nutrizionali diverse rispetto a quello comune, almeno secondo i suoi produttori e numerosi articoli che si possono trovare online. Come spiega Dario Bressanini sul suo blog delle Scienze, in realtà il sale rosa dell’Himalaya non ha nulla di così speciale, a parte il colore, ed è sostanzialmente un modo per vendere a prezzo più alto del sale da cucina.Posto che ogni sale alimentare in commercio da noi deve contenere per legge almeno il 97% di cloruro di sodio, quindi deve essere quasi puro, spesso si magnifica la qualità del sale rosa dicendo che “è antichissimo e proviene da un mare incontaminato asciugatosi milioni di anni fa”. Certamente, ogni miniera di sale esistente al mondo sfrutta i depositi fossili di mari prosciugati milioni di anni fa. Anche in Italia ne abbiamo, per esempio a Petralia in Sicilia, da dove estraiamo il salgemma: cloruro di sodio raffinatissimo, praticamente puro così com’è. Qualcuno dice “il sale marino di oggi proviene da un mare inquinato, quindi anche il sale è inquinato”. Hai le prove?

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Pubblicato il: 5 Luglio 2017

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