
Cosa mangeremo fra vent’anni? La dieta mediterranea esisterà ancora o, come molti sostengono, dovremo rassegnarci all’idea di ingerire cavallette e altri alimenti del tutto estranei alla nostra cultura?Quando Stanley Kubrick immaginava il futuro in 2001: Odissea nello spazio, ipotizzava solo gelatine e altre cremine poco appetibili nel vassoio dei suoi astronauti. Per fortuna il nuovo millennio si è dimostrato ben diverso da quanto messo in scena dal regista.Il cibo solido esiste ancora, ma siamo passati dall’invasione degli Ogm a un’attenzione sempre maggiore verso la stagionalità e il chilometro zero, quasi demonizzando la tecnologia applicata al cibo. Una dicotomia poco realistica e a detta degli esperti poco sostenibile.Così nel 2015 è nato all’Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con l’Institute for the Future di Palo Alto (Stati Uniti), il Master in Food Innovation che si ripropone di ripensare le strategie nei diversi settori dell’alimentazione attraverso le tecnologie più avanzate al fine di sviluppare un’agricoltura urbana ipertecnologica ed ecosostenibile.È la stessa idea che cerca di diffondere nei suoi interventi (tra cui l’ultimo Tedx di Roma) anche Carlo Alberto Pratesi, professore ordinario di Marketing, innovazione e sostenibilità all’università Roma Tre e coautore del libro Il cibo perfetto
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