La Settimana Enigmistica è una delle più antiche riviste italiane: Il primo numero arrivò in edicola il 23 gennaio 1932, quasi 85 anni fa, al prezzo di 50 centesimi di lira. La tiratura era di seimila copie, la testata praticamente identica a quella di oggi, la grafica appena più moderna: i quadretti neri del cruciverba in prima pagina formavano la faccia dell’attrice messicana Lupe Vélez (1908-1944), una sottigliezza grafica ripresa – come correttamente citato sotto lo schema – dal giornale di enigmistica austriaco Das Rätsel, a cui si era ispirato Giorgio Sisini, il fondatore. Questa impostazione grafica durò appena 19 numeri, fino al 28 maggio – attrice: Lillian Gish –, poi dal 4 giugno – attore: Maurice Chevalier – arrivò la foto in bianco e nero un po’ strana e cimiteriale che ancora oggi compare sulla copertina (e che la redazione, come ha enigmaticamente spiegato al Post, prende da «agenzie che ci mandano le foto»).Un’altra idea ripresa pari pari da Das Rätsel e mantenuta da allora fu l’alternanza in copertina tra un uomo e una donna. L’1 orizzontale del primo numero annunciava l’equidistanza del giornale dai pruriti bellici del fascismo: 4 lettere, «Eroiche in guerra nefande in pace» (attenzione, spoiler: → Spie).Dal 1932 i numeri della Settimana Enigmistica sono progressivi, cioè non ricominciano ogni anno, ma si accumulano settimana dopo settimana, come quelli dei giochi, dei rebus e delle parole crociate: tutto quello che c’è all’interno del giornale – tranne le barzellette – è numerato in un inventario infinito.
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