Sì, appartengono a 6 specie differenti, endemiche della Nuova Guinea: 5 del genere Pitohui e una del genere Ifrita. Simili ai nostri passeri, hanno però colori più sgargianti; il peso varia dai 60 ai 100 grammi per i pitohui e si aggira in media sui 30 grammi per gli ifrita.Sulle loro penne sono stati trovati alcaloidi molto pericolosi: si tratta di batracotossine, molecole neurotossiche (agiscono cioè sul sistema nervoso) talmente potenti da essere 250 volte più efficaci della stricnina. Questi composti, benché già noti, non erano mai stati riscontrati negli uccelli.Usati per le punte delle frecce dalle tribù del Centro e Sud America, gli erpetologi pensavano che provenissero dalle rane neotropicali del genere Phyllobates (Phyllobates aurotaenia) e Dendrobates.Per quanto riguarda i volatili, i ricercatori hanno trovato le concentrazioni di alcaloidi più elevate in prossimità del petto e delle zampe; probabilmente le stesse sostanze sono rilasciate anche sulle uova e nel nido, per scoraggiare eventuali predatori, come serpenti, roditori e uccelli rapaci.Sembra che gli alcaloidi siano ricavati con la dieta: studi condotti su piccoli scarafaggi del genere Choresine, di cui si nutrono questi uccelli, hanno messo in evidenza batracotossine. Le ricerche su questi insetti sono iniziate poiché gli indigeni chiamano con lo stesso nome, “nanisani”, sia un ifrita (Ifrita kowaldi) sia questi insettiVietato toccare. Gli uccelli concentrano sulle piume e sulla pelle il potente veleno per difendersi dai predatori. Nell’uomo provoca intorpidimento e ustioni.
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