Disoccupazione: ecco le zone del Paese in cui è più alta





 Il livello della disoccupazione in Italia resta sempre da allarme rosso, e non passa giorno che non vengano resi noti nuovi numeri che non fanno altro che confermare questa situazione decisamente drammatica. Le ultime, preoccupanti cifre sul mondo dei senza lavoro nel nostro Paese, sono state fornite dall’Istat, che questa volta non ha rilevato i dati sulle singole città, ma rispetto ad aree del nostre Paese all’interno delle quali tenere conto del fenomeno del pendolarismo.C’è infatti chi abita in un Comune ma va a lavorare in quello accanto, che magari rientra in un’altra Provincia. L’Italia è fatta così e sono tanti i pendolari appunto che, con la propria auto o, meno spesso, con i mezzi pubblici raggiungono l’ufficio, la fabbrica o il locale dove prestano servizio.Ecco che i confini del mercato del lavoro superano spesso quelli amministrativi. Vediamo allora come ha cercato di tenere conto di questa situazione l’Istat, e quali sono i risultati che sono emersi da questo nuovo modello di rilevazione della disoccupazione.Sistemi locali del lavoroIn pratica, il nostro Istituto di statistica ha ridisegnato il Paese suddividendolo in 611 aree che fanno perno su un centro, fulcro degli spostamenti dei lavoratori. Una fotografia che vede ancora una volta il Paese spaccato, tra un Alto Adige libero dalla disoccupazione e un Mezzogiorno che invece ne resta attanagliato.Dati del 2017 alla mano infatti, sul podio dei “sistemi locali del lavoro” più virtuosi, così l’Istat definisce questi microcosmi, salgono San Leonardo in Passiria, con una disoccupazione di appena l’1,9%, Malles Venosta (2,2%) e Silandro, a pari merito con Brunico (3,2%), tutti Comuni in provincia di Bolzano.La maglia nera invece va a Bagheria, in provincia di Palermo, dove il tasso tocca il suo picco (38,4%), seguono Rosarno (29,5%) in provincia di Reggio Calabria, e Leonforte (27,9%), in provincia di Enna.È sempre Nord contro SudDa una parte quindi le valli del Sud Tirolo, tutte a vocazione turistica, con i loro hotel, mercatini e piste sciistiche a un passo. Dall’altra due centri siciliani che non riescono a creare occupazione

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Pubblicato il: 26 Giugno 2018

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