
SIAMO arrivati al punto di dover scegliere: il suono dei clacson o il canto degli uccelli? In in un mondo dove sempre più persone vivono nelle città (nel 2050 saranno 5 miliardi, il 70% della popolazione mondiale) dobbiamo fare di tutto per preservare alberi e verde al nostro fianco, o perderemo il canto della natura, come sta già accadendo per gli uccelli canori del sud-est asiatico spinti verso l’estinzione. E’ uno dei tanti messaggi lanciati oggi nella Giornata internazionale delle foreste promossa dall’Onu che quest’anno si concentra sulle chiome arboree dei centri urbani puntando i riflettori su “foreste e città sostenibili”.La Fao ci ricorda che perdere gli alberi (in Italia si stima siano oltre 11 miliardi, circa 200 ogni abitante) significa rinunciare al nostro futuro: aiutano a regolare il clima locale, consentendo risparmiare tra il 20% e il 50% dell’energia usata per il riscaldamento; se ben collocati nelle città permettono di far scendere la temperatura dell’aria da 2 a 8 gradi abbattendo del 30% la necessità di condizionatori; imprigionano le polveri sottili e assorbono CO2 e sono i paladini della lotta al cambiamento climatico.Un battaglione di “difensori” della nostra salute e del nostro umore, che oggi occupano il 30% delle terre emerse e sono vittime costanti dell’espansione dell’uomo e della deforestazione. L’Italia è un paese ricco di chiome: sono oltre 11 milioni gli ettari di foreste sul nostro territorio e in futuro, dopo la recente approvazione del Testo Unico Forestale che ha diviso politici ed ambientalisti, saranno oggetto di nuove strategie di cura e manutenzione ma anche di tagli.Il messaggio lanciato oggi in tutto il mondo è la necessità di un impegno globale per invertire la rotta: occhi puntati ad esempio sull’Indonesia, dove la deforestazione corre per far posto alle piantagioni di palma da olio o, come ricorda Greenpeace, all’Amazzonia, crocevia dei traffici illegali di legname
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