
Il Paese asiatico è il primo produttore mondiale di scarpe con 15,7 miliardi di paia nel 2014.Lavoro straordinario, irruzioni della polizia negli stabilimenti durante gli scioperi, formazione assente e livelli retributivi al di sotto della soglia “dignitosa”. È quel che emerge dal report “Tricky footwork: la lotta per i diritti nell’industria cinese delle calzature”, curato dalla campagna “Change your shoes”, che ha raccolto le testimonianze degli operai cinesi di terzisti di marchi celebri. “Mentre scioperavamo, la polizia ha aizzato i cani contro di noi istigandoli a mordere”. Alle 18 organizzazioni promotrici della campagna “Change your shoes” è capitato di ascoltare anche frasi come queste, in Cina, durante i lavori di ricerca sul settore delle calzature. Lo studio che ne è risultato -intitolato “Tricky footwork: la lotta per i diritti nell’industria cinese delle calzature”– ha raccolto le 47 interviste realizzate nel 2015 a lavoratori occupati presso terzisti di noti marchi (da Adidas aClarks) in tre stabilimenti (Yue Yuen Industrial Holdings Ltd., il colosso, Stella International Holdings Ltd.
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