Potrebbe essere il supporto di memoria definitivo, quello appena messo a punto nei laboratori dell’università di Southampton. I nastri magnetici, i dischi rigidi e le memorie a stato solido ai quali affidiamo i nostri dati sono tutti destinati a deteriorarsi nel giro di qualche decennio portandosi con sé le informazioni e i ricordi che contengono, ma i dischi in vetro di quarzo in fase di perfezionamento nell’istituto del Regno Unito promettono di avere una durata ben maggiore: circa 13,8 miliardi di anni, più o meno l’età dell’universo. La tecnologia alla quale gli scienziati inglesi stanno lavorando si chiama five dimensional data storage, è nata nel 2013 e prevede l’utilizzo di laser ad altissima frequenza e precisione, che i ncidono microscopiche nanostrutture all’interno di dischi del diametro di 2,5 centimetri. La tecnica può essere accomunata a grandi linee a quella utilizzata comunemente per la scrittura degli attuali DVD e Blu-Ray, ma con due differenze fondamentali. Rispetto a un comune supporto ottico che immagazzina informazioni sulla sua superficie in codice binario, i nanoreticoli sui quali si basano questo processo sono incisi all’interno del cristallo dei dischi e possono riflettere la luce che viene usata per leggerli in cinque modi diversi.
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