Canto 25 inferno di Dante: spiegazione riassuntiva (appunti)





Il gesto del levare ( alzare ) le braccia viene visto come una sorta di parodia dalla parte del peccato e si scatena ancora una vendetta divina. La parola diretta da questo momento in poi non sarà più importante. Non avremo più dei monologhi dei dannati, ometteranno cosa hanno fatto. Secondo l’idea medievale questi personaggi fanno parte di una comunità che a poco a poco si è degradata, a causa del male che contamina. Il canto continua con un tutt’uno con il precedente. Vanni Fucci, ladro confesso, profeta di sciagure appena elencate a Dante con odio “perché doler ti debbia“, adesso è sempre al centro della scena e conclude il suo arrogante e minaccioso discorso con un gesto blasfemo, che consiste nell’alzare verso il cielo le due mani con il gesto delle fiche (infilando il pollice tra l’indice e il medio, che all’epoca era un gesto volgare come il gesto dell’ombrello) gridando “Togli, Dio, ch’a te le squadro!” (qualcosa come “Tié, Dio!”, letteralmente: “Prendi Dio, che te le mostro apertamente!”, intendendo le fiche), una sordida bestemmia, che sdegna Dante, per fortuna interrotta dall’arrivo di serpi che, nonostante prima avessero suscitato il suo orrore (in Inferno XXIV, 82-84), da quel momento considera amiche perché strozzano il dannato come se gli intimassero di non parlare più e gli legano di nuovo le braccia che hanno appena compiuto il gesto osceno

Per leggere il resto dell’articolo devi collegarti direttamente sul sito della fonte:









Continua

Pubblicato il: 22 Agosto 2017

Potrebbero interessarti anche»