
Una formulazione orale purificata di cannabidiolo riduce significativamente gli attacchi nell’epilessia farmacoresistente, come stabilito dalla revisione di studi su pazienti con sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut, due delle condizioni epilettiche più difficili da trattare. La revisione, condotta dalla prof.ssa Elizabeth Thiele della Harvard Medical School, ha rivelato la relativa sicurezza di questo farmaco, derivato dalla pianta della cannabis. Soltanto un’altra circostanza aveva salutato l’ingresso nella pratica clinica di un nuovo trattamento efficace per l’epilessia, e si trattava della dieta chetogena a bassissimo contenuto in carboidrati che era stata inizialmente ostracizzata dalla comunità medica, ma che oggi viene impiegata o testata non soltanto nell’epilessia, ma anche di altre patologie neurologiche e nei tumori. Le due patologie prese in considerazione nella revisione sono caratterizzate rispettivamente da un’eziologia multifattoriale e da una mutazione di un singolo gene, ma entrambe sono sindromi epilettiformi piuttosto rare che insorgono tipicamente nell’infanzia. La terapia è risultata sicura in quanto causa solamente effetti collaterali minori come sonnolenza, piressia, riduzione dell’appetito e sedazione, ma non sono stati riscontrati cambiamenti clinicamente rilevanti nei segni vitali o nell’ECG, e non è stato rilevato segno di ideazione suicida.
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