
Pubblicato, il mese scorso, sul New England Journal of Medicine uno studio epidemiologico retrospettivo condotto da Mackay e colleghi su 7676 ex calciatori scozzesi professionisti, identificati in un database, che fornisce “ buone e cattive notizie ” sulle potenziali conseguenze a lungo termine del giocare a calcio a livello professionale. In confronto alla popolazione generale, gli ex calciatori scozzesi presentavano una mortalità più bassa per le malattie neurologiche e non neurologiche comuni ( ictus cerebrale e tumori del polmone ) – la buona notizia – ma risultavano più elevate la mortalità per malattie neurodegenative e la prescrizione di farmaci per la demenza ( la cattiva notizia ). In particolare dallo studio emerge come tra le malattie neurodegenerative sia riportata una maggiore mortalità per la malattia di Alzheimer mentre sia registrata una minore mortalità per la malattia di Parkinson .
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