
Uno degli aspetti più innovativi della vicenda di Virginia Raggi riguarda l’interrogatorio fornito in tempo reale su un paio di siti. In realtà mancavano le risposte del sindaco, ma le domande c’erano tutte. S’è scoperto delle polizze proprio mentre i magistrati ne chiedevano conto a Raggi, ed era straordinario: siamo abituati a interrogatori ricostruiti due ore dopo, ma mai ne avevamo visti di offerti in diretta alle urgenze della pubblica opinione. Complimenti ai giornalisti che, evidentemente, avevano saputo tutto prima e hanno fatto il loro mestiere. Però ci rimane il rovello di un dubbio: come mai i magistrati, che sono così attivi e fecondi nel disvelamento della corruzione e nella cattura dei corrotti, non riescono mai ma proprio mai a prendere il responsabile di una fuga di notizie? E non si parla dei pm che interrogavano Raggi, ma di tutti i pm italiani, vittime da decenni di violazioni del segreto istruttorio che, dicono, mettono a repentaglio le loro investigazioni; e coi responsabili – cancellieri, avvocati, agenti – che si inabissano nelle oscurità
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