Già il passaggio dal giuramento dei comuni lombardi contro il Barbarossa alle carneficine vocali di Umberto Bossi aveva un po’ svigorito la leggenda di Pontida. Ora, però, la lotta all’invasore e all’usurpatore segue un declivio decisamente ripido e verso dimensioni decisamente impoetiche: il comune della Bergamasca ha infatti steso il regolamento d’uso delle strisce rosa riservate al parcheggio delle signore «in fase di gestazione e di puerperio». Fra i requisiti richiesti alle donne c’è quello, appunto, di essere donne (sempre meglio specificare, di questi tempi), di appartenere a una famiglia naturale e di essere cittadine italiane o dell’Unione europea. Come tradurre queste ultime due condizioni? Così: vietato il parcheggio a lesbiche ed extracomunitarie. Verrebbe voglia di trasferirsi a Pontida anche solo per verificare di quale strumenti saranno dotati i vigili urbani per distinguere un’etero da un’omosessuale, e per accertarsi che la sosta sia impedita pure a gravide svizzere o britanniche, che comunitarie non sono, sebbene solidamente nordiche
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