Addio Johan. Come Warhol, Kubrik e Dylan con Cruyff il calcio divenne arte moderna





Johan Cruyff è stato il calcio, sicuro, ma è stato soprattutto la nostra gioventù. Il mondo che ti entrava in casa, quelle maglie arancioni che sconvolsero il nostro modo di guardare il football. Per dare un’idea dell’Olanda Gianni Brera, che pure quel calcio non amava perché assolutamente contrario ai suoi principi, ma comunque rispettava, creò uno dei suoi tantissimi neologismi: “panturbiglione”. E in mezzo a quel “panturbiglione” c’era lui, Johan Cruyff, uno che può stare a tutto merito accanto ai grandissimi: Pelé, Maradona, Cruyff. Se ne è andato troppo presto, dopo essersi abbastanza maltrattato una volta smesso di fare il giocatore. Il fumo delle sigarette ha minato prima il suo cuore, e poi avvelenato i suoi polmoni.Cruyff sconvolse il calcio e gli anni 60, era un giocatore formidabile, elegante, con uno strano numero sulla maglia – il 14 – e per noi che eravamo fermi ai numeri tradizionali dall’1 all’11, già quella era una rivoluzione

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Pubblicato il: 25 Marzo 2016

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