Nel pomeriggio di domenica 20 marzo, dopo aver attraversato con l’Air Force One le 90 miglia marine che separano Cuba dalle coste americane, Barack Obama è atterrato all’aeroporto dell’Avana per iniziare la prima visita ufficiale nell’isola di un presidente americano dal 1926 e mettere piede sul territorio di uno degli ultimi nemici storici degli Stati Uniti: un nemico combattuto con tutti i mezzi, clandestini, paramilitari ed economici per oltre sessant’anni.Lo scontro USA-Cuba ai tempi della Guerra FreddaQuando i “Barbudos” di Fidel Castro scesero dalla Sierra nel 1959 e abbatterono il regime dittatoriale e corrotto di Fulgensio Batista, Cuba era la classica “Repubblica delle banane” sudamericana, popolata di bordelli e di case da gioco in gran parte controllati dalla mafia americana, governata con mano di ferro da un regime autocratico e da poche grandi famiglie le cui fortune si basavano sulla doppia monocultura del tabacco e della canna da zucchero.Inizialmente l’amministrazione del presidente statunitense Dwight Eisenhower guardò con attenzione alle prime mosse del governo non ancora apertamente comunista di Fidel Castro, tanto che il governo americano fu tra i primi a riconoscere ufficialmente il nuovo regime. Tuttavia le relazioni Usa-Cuba si deteriorarono rapidamente, quando la prima ondata di nazionalizzazioni colpì gli interessi di gruppi finanziari americani e un affrettato e controproducente innalzamento dei dazi nei confronti delle merci provenienti dagli Stati Uniti, insieme alla dura repressione dell’opposizione, convinsero Eisenhower e i suoi consiglieri che l’ideologia “socialisteggiante” del nuovo regime stava virando decisamente in senso comunista.Erano i tempi della Guerra Fredda e di quella “dottrina del containment” che vedeva gli Stati Uniti competere su scala mondiale con l’Unione Sovietica contenendo palmo a palmo ogni tentativo russo di espansione al di fuori della sua sfera di influenza per come era stata stabilita dagli Accordi di Yalta del 1945.È iniziata così una relazione tempestosa tra americani e castristi che è durata oltre sessant’anni. Mentre Cuba si avvicinava sempre di più alla sfera d’influenza sovietica, Eisenhower prima e il suo successore John Fizgerald Kennedy poi avviarono un programma di azioni contro il regime economico che non prevedeva soltanto durissime sanzioni economiche contro l’Avana, ma anche tentativi di eliminazione diretta di Fidel Castro, organizzati peraltro in modo decisamente maldestro dalla CIA con l’ausilio della mafia italo-americana.Quando Kennedy si insediò alla Casa Bianca nel gennaio del 1961, non soltanto approvò la strategia di “covert actions” della CIA diretta da Allen Dulles, ma dette il via a un mal programmato piano di invasione dell’isola da parte di un raccogliticcio gruppo di esuli cubani addestrati e finanziati dal servizio segreto americano.
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